Cosa fa l’educatore professionale?

Una delle domande che le persone spesso si pongono quando gli viene consigliato di rivolgersi ad un educatore è: “Cosa fa l’educatore professionale?”

L’educatore è una figura professionale che lavora in collaborazione con altri professionisti (psicologi, neuropsichiatri, neuropsicomotricisti dell’età evolutiva, assistenti sociali, logopedisti ecc…) e il suo compito è quello di progettare e realizzare interventi educativi, assistenziali e sanitari in grado di rispondere ai bisogni della persona e in grado di favorire una maggiore autonomia del soggetto, l’espressione delle sue potenzialità individuali e il miglioramento dei rapporti sociali con l’ambiente esterno.

In poche parole, l’educatore è quella figura professionale che, partendo dall’osservazione e basandosi sui punti di forza della persona, la aiuta ad esprimere tutto il suo potenziale rendendola via via sempre più autonoma.

Come diventare Educatore Professionale?

Per diventare educatore è necessario conseguire una Laurea Triennale.

Dal 2018 sono state individuate due linee formative per accedere alla professione:
– laurea in Scienze dell’educazione (Classe di Laurea L-19) che dà la qualifica di educatore professionale socio-pedagogico che opera nei servizi educativi e sociali.
– laurea in Educazione professionale (SNT-02) che rientra tra le professioni sanitarie e opera come educatore professionale socio-sanitario nei contesti sanitari. Quest’ultimo rientra nelle professioni sanitarie afferenti all’aria medica e per operare deve essere iscritto all’albo degli Educatori professionali, istituito dal DM 13 marzo 2018 sulla base della Legge 3/2018. 

Questo perché gli ambiti in cui l’educatore lavora sono molti e  differenti e perciò non si parla più di educatore in modo generico come avveniva un tempo, ma sono state introdotte delle differenze tra l’educatore socio-sanitario e quello socio-pedagogico proprio al fine di sottolineare le specificità di queste figure alle quali corrispondono percorsi formativi differenti.

Dove lavora l’Educatore Professionale?

Come detto sopra, l’educatore può specializzarsi e occuparsi di diversi ambiti: prima infanzia, disabilità, marginalità, tossicodipendenza, minori, anziani ecc…

Può trovare occupazione, a seconda del tipo di laurea in servizi per l’infanzia, servizi territoriali, centri diurni, comunità residenziali e semi-residenziali, carceri, Asl, strutture assistenziali per anziani ecc…

Solitamente l’Educatore Professionale svolge la propria attività come socio lavoratore in cooperative sociali ma a volte può intraprendere la carriera in qualità di lavoratore autonomo aprendo la Partita IVA

Il percorso per diventare Educatore Professionale

Dopo aver fatto questa panoramica sulla figura professionale dell’educatore, vorrei raccontarvi la mia esperienza personale del percorso per diventare Educatore Professionale.

Il mio percorso è iniziato con il conseguimento della Laurea Triennale in Scienze dell’Educazione presso l’Università degli Studi di Torino. Durante il percorso universitario, attraverso il tirocinio formativo ho avuto modo di “sperimentarmi” come educatrice all’interno degli asili nido. All’inizio, come credo chiunque, avevo le idee abbastanza confuse rispetto a quale potesse essere il percorso che più potesse fare al caso mio. Mille domande mi frullavano per la mente: “Mi piace di più lavorare con i bambini, con gli adolescenti o con gli adulti?” “Dove e come immagino il mio futuro lavorativo?”.

Ma la risposta, nel mio caso è arrivata da sola. E’ stato proprio durante il tirocinio che ho capito cosa avrei voluto fare “da grande”. 

Tutto è iniziato così: nel nido in cui stavo facendo tirocinio c’erano due bambini che più di tutti gli altri attiravano la mia attenzione e con i quali sentivo una maggiore naturalezza a creare un legame di cura. Questi due bimbi avevano una cosa in comune: una diagnosi precoce di autismo. Il relazionarmi con loro e l’entrare in contatto e confrontarmi con le figure professionali esterne che si occupavano di loro ha fatto sì che nella mia testa scattasse una scintilla che mi facesse dire: “Io voglio lavorare con i bambini e voglio specializzarmi sull’autismo”.

Così, dopo aver terminato il tirocinio, ho trovato lavoro presso una Cooperativa Sociale e ho iniziato a lavorare prima come educatrice scolastica e poi in educativa territoriale per minori disabili con bambini e ragazzi con autismo. 

La formazione post laurea per educatori professionali

Nel frattempo, a pari passo con la mia esperienza professionale, cresceva anche la mia esperienza formativa fatta di corsi di formazione extra-universitari, che mi permettevano di avere sempre più strumenti a disposizione da utilizzare nel mio lavoro. E’ stata proprio questa mia passio e curiosità che mi ha portata ad iscrivermi, il giorno stesso della mia discussione di tesi per la triennale (dove ho discusso una tesi dal titolo “Educazione 3.0: Apprendimento e nuove tecnologie nell’autismo”), al Master Universitario di 1°Livello dell’Università degli Studi di Torino dal titolo : “Autismi – Percorsi diagnostico-terapeutici e strategie di intervento”. Qui sono entrata in contatto con tante realtà differenti sul territorio piemontese che si occupano di autismo, ho conosciuto professionisti del settore pazzeschi da cui ho imparato moltissimo e ho avuto modo di “fare pratica” attraverso il tirocinio formativo all’interno dell’ambulatorio del Nucleo DPS (Disturbi Pervasivi dello Sviluppo) dell’ASL TO-4 e presso il PalaBraccini di Torino che è un centro di arrampicata sportiva in cui viene promosso un progetto di arrampicata per persone con Autismo. 

Ma questo non è stato un punto di arrivo, tutt’altro, è stato il mio punto di ri-partenza. Dopo aver maturato la giusta dose di competenze teoriche e “sul campo” mi sono decisa a fare il grande passo: iniziare a lavorare come Educatrice Professionale libera professionista.

Questo mi ha dato l’opportunità di occuparmi di tutti gli aspetti e le tematiche che più mi affascinano della sfera educativa. Ho proseguito la mia formazione e ho approfondito temi oltre all’autismo quali l’educazione perinatale, l’infanzia, i Disturbi Specifici dell’Apprendimento e le difficoltà scolastiche .

Perché affidarsi ad un educatore privato?

I servizi territoriali che erogano prestazioni di supporto educativo rivolti a minori o al sostegno della genitorialità sono molti e spesso sono gratuiti per le famiglie perché convenzionati con ASL o Consorzi territoriali di Servizi Sociali.

Ma i servizi pubblici hanno spesso e volentieri liste d’attesa con tempi di presa in carico lunghissimi e le ore a disposizione per gli operatori da dedicare a ogni famiglia sono limitate.

Dopo aver lavorato per anni presso diverse realtà pubbliche, ho compreso come sia importante per le persone e le famiglie poter essere accolti da professionisti specializzati capaci di dare risposte tempestive e cucite su misura.

Usufruendo del servizio di un educatore privato, genitori e bambini possono instaurare un rapporto di fiducia e collaborazione con l’educatore il quale sarà sempre a disposizione per ogni tipo di problema. Ogni esigenza viene accolta in tempi rapidi e si trovano soluzioni condivise e personalizzate pensate secondo le esigenze di ognuno

In che modo lavora l’educatore privato?

Lisa Cremonesi educatrice professionale esperta in autismo

Le fasi di lavoro dell’ educatore professionale che ha deciso di lavorare privatamente si compone di diversi momenti; provo a raccontarvi il mio modo di lavorare.

1: L’incontro conoscitivo

Quando vengo contattata da una nuova famiglia che ha bisogno della mia consulenza, facciamo prima una bella chiacchierata telefonica preliminare per capire quali possono essere i bisogni, dopodiché sono solita fissare un primo appuntamento conoscitivo presso il mio studio di Crescentino in provincia di Vercelli . In questo appuntamento mi presento alla famiglia, mi confronto con loro, ascolto e annoto i loro bisogni.

2: Il periodo di osservazione

Lo step successivo è quello dell’osservazione sul campo in cui mi riservo un periodo, di durata variabile, che mi serve per entrare in relazione con il bambino/ragazzo e con la sua famiglia e in cui osservo “dal vivo” le eventuali difficoltà presentate.

3: La stesura del progetto educativo e la presa in carico

Al termine dell’osservazione definisco gli obiettivi da perseguire a breve, medio e lungo termine attraverso la stesura di un progetto educativo che viene condiviso e sottoscritto dalla famiglia.

4: La valutazione periodica

Periodicamente vengono fissati degli incontri in cui si fa “il punto della situazione”. In questa fase si osservano i progressi, si raccolgono e analizzano i dati relativi agli obiettivi fissati e si fa un’eventuale revisione di questi.

Di cosa si occupa l’Educatore Professionale privato

Oltre al lavoro “diretto” con la persona in carico, nel mio lavoro mi occupo anche di condividere il percorso e effettuare riunioni con la “rete” che si occupa della persona stessa, in modo che il lavoro proceda di pari passo, con obiettivi comuni e in maniera olistica, inoltre, faccio anche da figura di mediazione nei rapporti scuola-famiglia.

Ma il mio lavoro non è finito qui. Perché capita che la persona che si affida a me abbia necessità di poter usufruire di strumenti in grado di aiutarlo nella gestione della vita di tutti i giorni. Un bambino con autismo, ad esempio, potrà aver bisogno di strumenti personalizzati quali storie sociali, strumenti comunicativi di CAA ecc…o un ragazzo con DSA avrà bisogno di apprendere strategie di costruzione di misure compensative per lo studio. In questo caso, il mio compito è anche quello di realizzare questi strumenti personalizzandoli alle caratteristiche e ai bisogni della persona e fare anche formazione (agli insegnanti, ai genitori, o al ragazzo stesso) rispetto a come creare in maniera autonoma questi stessi strumenti.

 

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