L’utilizzo della Comunicazione Aumentativa Alternativa per l’apprendimento della letto-scrittura.
In questo articolo vi voglio parlare di come l’utilizzo della Comunicazione Aumentativa Alternativa per l’apprendimento della letto-scrittura possa essere un utile strumento di inclusione e di come, attraverso questo, ogni bambino possa essere messo nelle condizioni di esprimere tutto il proprio potenziale.
L’utilizzo della Comunicazione Aumentativa Alternativa per l’apprendimento della letto-scrittura in una classe dai mille colori
Per spiegare meglio l’importanza dei giusti strumenti per creare un’inclusione scolastica vera, voglio raccontavi una storia, che ha come protagonisti dei bambini di prima elementare alle prese con l’apprendimento della letto-scrittura.
Questa è una classe dai mille colori: ci sono bambini che provengono da famiglie straniere, ci sono bambini che hanno difficoltà di apprendimento, ci sono bambini iperattivi e c’è anche una compagna con autismo.
Questa moltitudine di differenze potrebbe creare non poche difficoltà all’insegnante nel progettare delle attività, ma potrebbe essere anche una risorsa da sfruttare.
Come? Attraverso l’utilizzo della Comunicazione Aumentativa Alternativa per l’apprendimento della letto-scrittura
Che cos’è la Comunicazione Aumentativa Alternativa?
La CAA è stata pensata per bambini con bisogni comunicativi complessi, uno fra tutti l’autismo. Nella CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa) il testo alfabetico viene associato a pittogrammi rendendo così più facile e intuitiva la comprensione del testo scritto.
Le immagini sono la prima fonte di accesso alle informazioni che il bambino ha durante la prima infanzia, successivamente, le immagini vengono poi progressivamente sostituite dalle parole con l’introduzione del codice alfabetico. Ma ci sono bambini che necessitano di più tempo o hanno difficoltà ad apprendere i meccanismi che stanno dietro alla costruzione scritta delle parole.
Per questi bambini, la lettura di storie non diventa un’attività piacevole, anzi, è spesso fonte di frustrazione. In questo caso, uno strumento estremamente inclusivo e utile per favorire il piacere per la lettura è proprio la CAA.
La presenza dei simboli associati al testo scritto sono elementi che sostengono l’attenzione condivisa e rendono più agevole seguire il racconto, con notevoli vantaggi per lo sviluppo emotivo, linguistico e cognitivo del bambino.
L’utilizzo della CAA in ambito scolastico, nelle classi in cui ci si appresta all’insegnamento della letto-scritto, è sicuramente uno strumento di vera inclusione perché permette a tutti i bambini di contribuire, ognuno con le proprie capacità, all’apprendimento dell’intero gruppo classe.
Un esempio pratico di Comunicazione Aumentativa Alternativa
A tal proposito, per meglio capire cosa sia la CAA e quali possono essere i suoi utilizzi, ecco due video di #letturepertutti creati in collaborazione con la Dott.ssa Erica Zani dell’Associazione Listen.
Ma tornando al racconto della classe dai mille colori, voglio raccontarvi la mia esperienza in quella stessa classe nel corso di un progetto educativo che ho proposto nel corso di un mio intervento educativo.
In collaborazione con gli insegnanti, ho proposto un’attività di peer-education attraverso la lettura di una storia de “La Pimpa” appositamente “tradotta” in CAA.
Quest’attività è nata per sensibilizzare e far conoscere ai compagni di classe la modalità comunicativa utilizzata dalla loro compagna con autismo: le PECS. Dall’altra parte, è stata utile alla bambina per aumentare la sua capacità di lettura delle immagini complesse.
Ai bambini è stato dapprima spiegato cosa sono e come funziona il “modo di comunicare” attraverso PECS.
Poi è stato chiesto loro di leggere alla compagna, riga per riga, la storia.
Alla bambina invece, è stato chiesto di ascoltare e scegliere i giusti pittogrammi da apporre sotto all’immagine corretta per ricreare la storia.
Il risultato?
Innanzitutto tanta soddisfazione e tanta felicità ma soprattutto un ottimo esempio di inclusione scolastica dove ogni bambino ha potuto dare il suo contributo, secondo le proprie capacità, sentendosi importante per la buona riuscita dell’attività.